La stanza delle chiacchiere

 

“Ritengo che le letture siano necessarie, primo perché io non sia pago dei miei soli pensieri, poi perché conoscendo le ricerche altrui, ne giudichi i risultati e rifletta su quanto resta ancora da scoprire. La lettura alimenta l’ingegno e, quando è affaticato dallo studio, lo ristora, pur richiedendo una certa applicazione.”

Seneca

***

“La lettura è una specie di porta d’ingresso su altri secoli, altri Paesi, su moltitudini di esseri più numerosi di quanti ne incontreremo mai nella vita, talvolta su un’idea che trasformerà la nostra, su un concetto che ci renderà un po’ migliori o almeno un po’ meno ignoranti di ieri.”

Marguerite Yourcenar

***

“Quando leggi un bel libro, non scappi dalla vita, ma ti tuffi dentro di essa. Può darsi che sia una fuga superficiale – in altri paesi, usanze, modi di parlare – ma quello che stai facendo in realtà è aumentare la tua comprensione delle sottigliezze della vita, dei paradossi, delle gioie, dei dolori e delle verità.”

Julian Barnes

after a book talk

I nostri incontri mensili non si riducono alla sola discussione del libro del mese, ma sono spunto per tante chiacchiere che vertono intorno ai libri. Così, da un libro ad un altro, da un autore ad un altro, arricchiamo la nostra curiosità ed anche la nostra conoscenza. Perché se è vero che la lettura è quasi esclusivamente un’attività che si fa per conto proprio, è anche vero che un lettore ha bisogno di parlare di ciò che legge, di confrontarsi con altri per avere opinioni e punti di vista diversi. Questo spazio è dedicato alla prosecuzione di quelle chiacchiere, tra un lavoro e un altro, tra il preparare la cena o il fare i compiti coi nostri figli.

§ 39 risposte a La stanza delle chiacchiere

  • Mariarosa ha detto:

    Do il via alle nostre chiacchiere riportando i libri di cui abbiamo parlato ieri, dopo la nostra discussione su Finzioni.

    Andrea ci ha detto che Finzioni è stato il punto di partenza per esplorare altri scrittori ed altri mondi fantastici. Ecco allora “L’invenzione di Morel” romanzo fantascientifico di Adolfo Bioy Casares pubblicato nel 1940. È stata l’opera che ha permesso a Casares di raggiungere la notorietà e di vincere nel 1941 il Primo premio municipale per la letteratura della città di Buenos Aires. L’autore stesso considerò il libro il vero inizio della sua carriera letteraria, sebbene esso fosse il suo settimo libro. La disegnatrice della copertina della prima edizione è stata Norah Borges, sorella dell’amico di tutta la vita di Casares, Jorge Luis Borges (fonte Wikipedia).

    Nella ci ha raccontato del diletto provato leggendo i romanzi di Petros Markaris, scrittore nato in Turchia nel 1937. La celebrità di Markaris in Europa è soprattutto legata alla figura del commissario Kostas Charitos, definito dalla critica internazionale “il fratello greco di Maigret” e “il Montalbano di Atene” per la vicinanza col personaggio di Camilleri, attivo come lui nell’area mediterranea.
    Kostas Charitos è il protagonista di una serie di libri (6 romanzi e la serie di racconti raccolta in I labirinti di Atene), che sono stati tradotti in italiano, inglese, tedesco, spagnolo e turco. L’eroe – che racconta in prima persona – fa parte della polizia criminale ateniese, ed è accompagnato nei racconti dai personaggi del suo mondo – la moglie Adriana, litigiosa, sentenziosa e tv dipendente, ma ottima cuoca e molto amata, la figlia Caterina, cocciuta studentessa di legge (a cui si aggiungerà ad un certo punto il fidanzato e poi marito Fanis, medico ospedaliero), il suo capo Ghikas e alcuni collaboratori (fonte Wikipedia).

    Io, in tema di racconti, vi ho parlato di “Il caro prezzo della privacy” di Jack Ritchie che è, come detto nel sito dell’editore Marcos y Marcos, uno “geniale scrittore di racconti noir, sarebbe in grado di farvi credere che il vero assassino di La finestra sul cortile è… il regista del film.
    Dimostrarvi che Paperino è un magnate della finanza a riposo.
    Condurvi al sospetto che il vostro droghiere, Miles Davis e, perché no, perfino il presidente della Croce Rossa, siano spie.
    Lo scopo? Spiazzarvi e sorprendervi, una storia dopo l’altra.
    E folgorarvi, alla fine di ogni racconto, con un elemento assolutamente impensabile, non visto, nascosto con l’abilità di un prestigiatore. Dotato di un grande senso dello humour.”

    Fernanda, con un aggancio alla recente storia, ci ha presentato due romanzi di Guido Morselli, Roma senza papa e Dissipatio H.G.. Il primo romanzo racconta di una Roma alla fine del ventesimo secolo che si trova a dover fare i conti con un Papa emigrato a Zagarolo. Qui un link per capire meglio di che si tratta

    http://www.ilpickwick.it/index.php/letteratura/item/267-roma-senza-papa

    In Dissipatio H.G. invece il protagonista è un uomo che, di ritorno dalla caverna in cui avrebbe voluto uccidersi, scopre che il mondo è rimasto completamente privo di esseri umani.

    • cecilia ha detto:

      Quella di ieri, per me, è stata una serata molto intensa. Vi ho ascoltato parlare e confrontarvi su autori e libri che io non ho mai nemmeno sentito nominare. Questo ha suscitato in me molta curiosità, ma anche la consapevolezza di non avere gli strumenti, un background e forse nemmeno le capacità per dare un contributo personale.
      Vi ringrazio per la serata.
      Cecilia

  • Mariarosa ha detto:

    Ciao Cecilia. Tutti noi abbiamo percorso strade diverse prima di arrivare al gruppo. Io, personalmente, non ho né una laurea e purtroppo nemmeno un liceo alle spalle, ma solo pagine e pagine di lettura. Sono entrata nel gruppo nel 2007. Ho letto molto a casaccio, negli anni, per puro diletto e con qualche puntatina nella letteratura classica. Il gruppo mi ha aiutata a conoscere autori che non avevo mai sentito nominare e mi aiuta tuttora a comprendere libri, come Finzioni, davvero difficoltosi.
    Anch’io ieri sera ho sentito parlare di autori di cui mai avevo sentito (Morselli è uno di questi).
    Sicuramente il prossimo libro sarà molto più “commestibile” e godibile, spero di rivederti il mese prossimo,
    a presto,

    Mariarosa

  • Fernanda ha detto:

    per Cecilia e Mariarosa: i percorsi di lettura sono infiniti come gli individui. Ma è comunque molto importante avere fatto e continuare a fare il proprio percorso, che non è migliore o peggiore di altri ma soltanto diverso. La mia biblioteca è fatta di libri spesso agli antipodi tra loro ed è nata, come suppongo quella di Mariarosa, sull’onda dei miei studi o delle suggestioni del momento. Un paio di anni fa, su richiesta della rivista del Furore dei libri, ho un po’ raccontato in un articolo come è nata la mia biblioteca. Se vi interessa posso riportarvelo qui e comunque potrebbe essere un’idea quella di raccontare, ciascuno di noi, come si è pian piano formata la nostra biblioteca, seguendo quali percorsi, quali idee guida, quali scoperte, ecc.
    E mi fermo qui dicendo che questa stanza delle chiacchiere è davvero una bella idea.
    Buona giornata a tutti.
    Fernanda

  • Cecilia ha detto:

    Ciao Fernanda, mi farebbe molto piacere leggere la tua esperienza.
    A presto,
    Cecilia

  • Fernanda ha detto:

    A tutti carissimi
    per inaugurare la primavera imminente vorrei condividere con voi, qui nella stanza delle chiacchiere, una bella poesia del Petrarca, raffinato ed eccellente come in tutta la sua produzione.
    Questo è il sonetto CCCX (se non vado errata)

    ZEFFIRO TORNA E ‘L BEL TEMPO RIMENA

    Zephiro torna, e ‘l bel tempo rimena,
    e i fiori et l’erbe, sua dolce famiglia,
    et garrir Progne et pianger Philomena,
    et primavera candida et vermiglia.
    Ridono i prati, e ‘l ciel si rasserena;
    Giove s’allegra di mirar sua figlia;
    l’aria et l’acqua et la terra è d’amor piena;
    ogni animal d’amar si riconsiglia.
    Ma per me, lasso, tornano i piú gravi
    sospiri, che del cor profondo tragge
    quella ch’al ciel se ne portò le chiavi;
    et cantar augelletti, et fiorir piagge,
    e ‘n belle donne honeste atti soavi
    sono un deserto, et fere aspre et selvagge.

    Francesco Petrarca

  • Mariarosa ha detto:

    Bellissima, Fernanda, grazie.

  • leoni gianni ha detto:

    Qui nella stanza delle chiacchere vorrei ricordare chi non c’era.Innanzitutto Gianluca che ha fatto parte del gruppo fin dagli inizi. Ora si trova a Tokio e Banana Yoshimoto potrebbe forse leggerla in originale.Ci ha fatto conoscere molti autori sopratutto americani,.Consigliava dopo aver letto il libro del mese di rileggere il primo capitolo e domandarsi “Cosa ha voluto dirci l’autore?”Delle due Chiara ,quella che non viene più, era una lettrice appassionata,ha aperto una pizzeria in via Paoli.”La Mangiona”Anna Saccani e Monica avevano un accento straniero bello da sentire ma insieme a Paola Zotta,Lucio(faceva il produttore di etichette per bottiglie di vino),Katia (si è sposata e ha avuto un figlio),Gianfranco,Gabriella(garofano e cannella)Donatella,Carmen,Antonio(?)e sua madre non vengono più.Come in ogni gruppo umano “quelli che non vengono più” ,gli invisibili,sono più numerosi dei presenti.Si potrebbe pensare si siano ricongiunti con il Grande Spirito,l’Antenato fondatore del gruppo,lo scrittore Alessandro Tamburini che ogni tanto si fa vivo dalle colonne dell’Adige o in libreria con qualche nuovo romanzo.Poi ci sono gli assenti che vengono ancora,e in primis ,Chiaretta Ribaga,che nei primi anni è stata la segretaria.Poi Fiorello, lettore onnivoro e per insonnia(ha fatto per anni il portiere di notte in un albergo),Rosita l’argentina e Rosellina,presenza saltuaria molto gradita.A tutti costoro possiamo dire che non c’è stata gran discussione perchè il libro “non ci ha preso”come ha detto Fernanda.Già che ci sono e parafrasando il caro CARVER mi chiedo”Di cosa parliamo quando parliamo di libri?”Condividiamo un’esperienza? Il punto d’intersezione fra quel testo e le nostre vite.?Altri interrogativi riguardano il “come”.A me non sembra che sia una semplice conversazione fra amici,é anche parlare in pubblico,una cosa fra l’assemblea politico-sindacale e la riunione di condominio,Cosa scatta?La consapevolezza di far parte di un gruppo?una specie di super-lettore?Ho scritto questa sbrodolata ache per tranquillizzare Cecilia,nel gruppo convivono Neuroscienziati ,postini,professoresse e pensionati.C’è chi prova,con alterna fortuna ,a fare critica stilistica,ma il più delle volte facciamo come quando da ragazzi uscivamo dal cine di Bud Spencer e Terence Hill”E ti ricordi quando…”P:s.UN ultimo pensiero per Andrea se mi sta leggendo:Prova a rileggere attentamente l’incipit della Biblioteca di Babele e a disegnare la pianta di uno degli esagoni .Non c’è un incongruenza?Come può esserci un solo corridoio?

  • Mariarosa ha detto:

    La cosa che più mi piace pensare è che comunque a tutte le persone che hai citato, Gianni, siamo legati con il filo della lettura. Ogni libro letto mi ricorda qualcuno di loro, chi l’ha proposto, da chi è stato amato e da chi no. Anche se non vengono più (io spero sempre che qualcuno torni) la passione della lettura ci accomuna. Per sempre.

  • Fernanda ha detto:

    AVVISO PER GLI AMANTI DI PHILIP ROTH
    il 19 marzo è andata in onda su Rai 3 una trasmissione di Giovanni Minoli su Philip Roth . Un lungometraggio. Lo si può rivedere cliccando su questo sito:
    > http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#ch=3&day=2013-03-19&v=192546&vd=2013-03-19&vc=3
    Non sono sicura che si possa ritrovarlo più in là di 7 gg dalla messa in onda, sicchè se si è interessati a risentirlo…non c’è tempo da perdere! Ciao a tutti.
    Fernanda

  • leoni gianni ha detto:

    Letto oggi “ombra del sud”e impressionato dalla comparizione nel racconto della parola “storno”,per ben tre volte,e tutte e tre sentito mia nona Marietina che aveva le “stornisie”,come se nella prosa di Buzzati in questo racconto particolarmente curata ,ci fosse una macchiolina paleo-veneta:”Ombre del nord” o miraggio linguistico?Solo l’orecchio pugliese delle cuggine potrebbe dirci se”Storno” è italiano regionale.

  • leoni gianni ha detto:

    In basso a sinistra della vetrina della libreria Piccolrovaz, dove c’è il posto degli adelfi,accanto all’ultimo Marai c’è l’ultimo Nemiroski”un pezzo sulla scacchiera”;sullo scaffale novità narrativa in biblio c’è il penultimo Nemiroski “I fuochid’Autunno”

  • leoni gianni ha detto:

    Ieri letto questo memorabile aforisma:”Speranza è scambiare il desiderio di un avvenimento per la sua probabilità”

  • leoni gianni ha detto:

    Forse può essere interessante abbinare alla lettura del Buzzati qualcosa di analogo (racconti fantastici anni 5o);io lo sto facendo con Tommaso Landolfi (l’antologia curata da Calvino “le più belle pagine”) e con Ray Bradbury “Molto dopo mezzanotte”

    • Mariarosa ha detto:

      volendo e potendo non sarebbe male, ma mi accontenterei di riuscire a finire i 60 racconti… poi mi sono venuti in mente I sillabari di Parise che mi avevi gentilmente regalato….

  • leoni gianni ha detto:

    Stamattina letto il racconto numero venti”il cane che ha visto Dio”Mi sono venuti in mente la vita di S Rocco e i romanzi di Piero Chiara o se volete la sua reincarnazione,Andrea Vitali,stavo per scrivere Alvaro.La settimana scorsa leggendo il N°7″L’uccisione del drago”ritrovato quel tipo di dettaglio che secondo McIWan e Rosellina riconcilia con la letteratura:il rumore di un rivolo di pietre smosse sui ghiaioni delle nostre montagne.

  • leoni gianni ha detto:

    In un’e mail allegata alla sua recensione Giorgia ci chiedeva un parere su alcuni singoli racconti :”Una goccia”,”Ombra del sud”,”Reziari” mi sono sembrati (in ordine decrescente)fra i più farlocchi della raccolta, e più elzeviri giornalistici che altro.”all’idrogeno” e “rigoletto” alludono a una paura,quella della bomba,un po’ datata(Hiroscima era ieri ,C’era la guerra fredda ),oggi abbiamo più paura del cambio climatico o delle pandemie,e forse a torto,dato che le bombe ci sono ancora.In questi due racconti il tema viene trattato in modo particolarmente bizzarro,a quanto ricordo, con la sensazione spiacevole che certe volte mi danno i sogni riferiti nella normale conversazione.Il “Re a Horm EL Hagar”risponde a pieno allo schema di cui parli nella recensione con il crollo come elemento sorpresa(crolli,frane,inondazioni abbondano).L’elemento poco chiaro solo alluso è la natura del visitatore degli scavi,secondo me reincarnazione del faraone incazzato per la profanazione,topos cinematografico e narrativo.”L’inaugurazione della strada” per me è il più bello del gruppo e forse vale la rilettura.Lo sviluppo ricorda il racconto N° 1 (avvicinamento a una meta che diventa irraggiungibile come nel paradosso di Achille e la tartaruga)solo che lì il tono è più favolistico(viene in mente Marco Polo)qua si precisano tempi e nomi.(ricorda in questo “La caccia al drago”). A me questo avvicinamento infinito a una meta sempre più sfuggente e vaga fa venire in mente le idee di Leopardi sul piacere e sui nostri desideri che non riusciamo mai fino in fondo ad appagare.”Il critico d’arte “,”La notizia” siccome mi sono fermato a quota 42 43 per me sono il confine dell’impero,la fine della strada.Alcuni di noi si sono fermati a quota due(lazzaroni)altri al 20(già qualcosa)Nella addirittura al 56:non ti sarai mica sciroppata tutti i 60 racconti del Buzzati buonanima?Lo sai che fine fa l’Ulisse dantesco?

    • Giorgia ha detto:

      Ti ringrazio per la tua disponibilità nel rispondermi. E’ vero, mi sono spinta oltre le colonne di Ercole, leggendo tutti i sessanta racconti, spero però di non fare la stessa fine di Ulisse. Andrò a rivedere i racconti tenendo presente i tuoi commenti, ancora grazie mille!

  • leoni gianni ha detto:

    Fernanda Mariarosa Cecilia Cristina ci siete mancate,se però avete letto il libro potete scriverci una recensione?

  • leoni gianni ha detto:

    Ho visto in vetrina una nuova uscita di Stig Dagerman per Iperborea,la casa ed. dedicata agli scandinavi che pubblica quei libri di formato rettangolare.é un lieto ritorno perchè l’ultimo suo libro risaliva agli anni 90.Dagherman era svedese,é morto suicida nel 54.In biblio c’erano alcune sue belle raccolte di racconti.Anche il libro che ho adocchiato sono racconti,s’intitola”Perchè i bambini devono obbedire?”9 eur.Stig era un attivista anarchico.

  • anikanatale ha detto:

    Trovo che il commento di Giorgia sia straordinario… mi ritrovo molto nelle sue interpretazioni….e mi ritrovo pure nelle interpretazioni di Gianni quando dice che il racconto(in generale e’ molto cristallino e la scrittura molto chiara). Ci sono dei nessi psicologici pazzeschi…per es. stamane ho letto “I topi” come non darci una interpretazione che” l’uomo
    non è altro vittima di se stesso”….ci vorrebbe molto tempo e molto spazio per commentarli tutti ma sicuramente il ns. signor Dino Buzzati era una persona molto triste (me ne dispiace naturalmente e quelli erano veramente anni molto tristi) ciò traspare anche in alcuni racconti, ma sicuramente fare delle costruzioni cosi fantasiose….e introspettive non doveva che essere un “GGG” (grande gigante gentile)

  • leoni gianni ha detto:

    FANTASIA=facoltà della mente di ricreare immagini reali o di crearne di irreali;IMMAGINAZIONE=facoltà di pensare senza regole fisse e di associare liberamente i dati dell’esperienza sensibile. Letto oggi in uno scritto di Roberto Denti esperto di letteratura per ragazzi

  • leoni gianni ha detto:

    Dice che una volta non si leggeva mica come adesso;dice che tutto cominciò con Erasmo e il suo manuale “DE COPIA” ;dice che per buoni tre secoli dal 500 in poi si leggeva per scrivere ;lo scopo della lettura era pratico,dice,o morale e uno non leggeva mica i libri dall’inizio alla fine (LETTURA SEQUENZIALE) ma saltava da un testo all’altro (LETTURA SEGMENTALE)cercando quei passi meritevoli di essere ricopiati e/o commentati e/o riletti,dice .Dice che così i libri venivano digeriti e ricombinati a formare dei libri privati manoscritti che gli inglesi chiamavano Commonplace Book,Dice che ci sono pervenuti i commonplace Book di Francis Bacon,Ben jonson,Milton ,Locke ma anche di un sacco di lettori comuni(medici politici avvocati),dice che così piano piano i lettori hanno sviluppato un atteggiamento più libero verso la tradizione e così sono nati tutti gli ismi del 6\700 (scetticismo,deismo,illuminismo) dice:RECENSIONE A “IL FUTURO DEL LIBRO”DI ROBERT DARNTON ALLA MANIERA DELL’ULTIMO TABUCCHI O DEL PRIMO BERANHRD DICO IO.

  • leoni gianni ha detto:

    OPPS ..BERNHARD RIDICO

  • leoni gianni ha detto:

    Cos’è una biblioteca?Per molti un paradiso.”Sono qui seduto e leggo un poeta”Scriveva ad esempio Rilke”nella sala ci sono molte persone,ma non si fanno sentire.Sono dentro i libri.Qualche volta si muovono fra un foglio e l’altro,come uomini che si rivoltano nel sonno,tra un sogno e l’altro.Come si sta bene in mezzo agli uomini quando leggono.Perchè non sono sempre così”Si va in un luogo simile per cercare un articolo,un saggio o magari solo per leggere in pace.Con questa gradevolissima prospettiva mi sono avviato verso la Biblioteca Nazionale di Roma.Avevo con me un romanzo da finire e mi piaceva farlo in una di quelle grandi stanze luminose,non sapevo di commettere un grave reato….Infatti,mi è stato subito chiesto di consegnare il mio volumetto,che per inciso avevo ampiamente sottolineato, dato che il testo compare nell’elenco delle opere disponibili e non si può penetrare nel tempio con un’altra copia,si deve ricorrere a quella del catalogo altrimenti c’è il rischio che si scambi l’esemplare privato con quello della biblioteca.Ma questa gente ha una vaga idea di che cosa significa leggere?Io avrei passato mesi a scarabocchiare un libro per poi venire qui e scambiarlo con uno della biblioteca perdendo tutte le mie meticolose annotazioni?La risposta a un problema del genere è semplice:cambiare la norma ,e sopratutto stanare il suo ideatore per impedirgli di nuocere ancora.Negli stessi giorni in cui m’imbattevo in questa idiozia veniva scoperto il crimine perpetrato nella biblioteca dei Girolami a napoli ,dove negli anni scorsi sono state trafugate migliaia di opere nientemeno che dall’allora direttore.L’irritazione che suscitano certe discrepanze(lì il brutale saccheggio,qua la più cieca ottusità)dipende da un fenomeno tipico del nostro paese che altrove ho definito effetto Lug-Lag,poter apparire,allo stesso tempo,attenta e rigorosa come Lugano,,corrotta e sconvolta come Lagos.Nulla ferisce tanto,quanto lo zelo esercitato nel cuore del caos,la precisione svizzera nell’anarchia nigeriana. Valerio Magrelli su il Venerdi di REpubblica

  • fernanda Gabrielli ha detto:

    Ho letto con interesse l’articolo di Valerio Magrelli qui sopra riportato e mi permetto di dissentire. Trovo del tutto giustificata e corretta la regola che impone di lasciare all’ingresso della biblioteca il proprio volume se esso è presente nel catalogo. Le motivazioni per un possibile scambio possono essere molte e la biblioteca ha il diritto di tutelarsi. Dissento poi fermamente dall’ultima frase: è proprio pensandola così che si perpetuano inefficienze, scorrettezze, abusi, lassismo anarchia e quant’altro. Un bell’esempio di classica mentalità italiana….
    Fernanda

    • leoni gianni ha detto:

      Forse ài ragione sull’ultima frase , mi piace come definizione paradossale dell’italia,già nel settecento passando per Napoli un viaggiatore parlava di un” un paradiso abitato da diavoli”:Dissento piuttosto dall’ultima frase di Rilke perchè da buon italiano un’umanità che convive senza parlarsi e gesticolare mi sembra un po’ raggelante.Prendendo spunto dall’articolo di Magrelli sarebbe bello censire fra noi i luoghi del leggere;su una comoda poltrona,allettati o su una austera scrivania?A casa,in biblioteca o in plain air?Io pratico la lettura podistica.Tutto è cominciato quando il medico mi à prescritto almeno 20 noiosissimi minuti di passeggiata al giorno.Vi assicuro che è fattibile leggere camminando,io vado sulla ciclabile fra il p0nte delle zigherane e quello di Ravazzone,basta mantenersi accosti alla riga gialla che si sbircia con la coda dell’occhio oltre i margini del libro.Finito un capitolo si può chiudere il libro tenendo un dito fra le pagine,guardare a destra il fiume,le piante e gli animali,o a sinistra la varia umanità di passaggio,i forzati dello yogging,i ciclisti superaccessoriati,comitive di tedeschi,anziani passeggiatori,coppiette.Si riflette su quanto letto,ci si distrae,si divaga;somiglia alla lettura sul treno perchè anche li si può alzare gli occhi dal libro e guardare il paesaggio dal finestrino oppure i nostri compagni di scompartimento.Anzi ora che mi ricordo un personaggio della nostra biblioteca faceva le due cose insieme,spiava i vicini riflessi nel vetro interrompendo una lettura ferroviaria,(nel secondo romanzo di Kavabata mi pare).Io conosco almeno tre roveretani lettori -camminatori:Il signor Radichetti,una ragazza giovane e il signor Pezcoller.Il pìù spericolato dei tre è il Radichetti che legge in vie affollate come via Tartarotti o stette come via mercerie.Anch’io pratico se capita la lettura camminando in ambiente urbano,ma solo su certi percorsi e camminando molto lentamente.Pratico pure la lettura interstiziale:in sala d’attesa dal dentista,in fila alla cassa ma non è vera lettura,di solito sono versi scritti su foglietti da imparare a memoria,non è gia più lettura ma ginnastica mentale anche se dall’esterno sembro uno che legge.Mi viene in mente un episodio che ho letto in qualche risvolto di copertina Adelphi,quelli scritti da Calasso anche se anonimi.Durante la rivolta dei Boxeur a Shangai c’era una lunga fila di condannati a morte davanti alla ghigliottina e l’ufficiale tedesco notò un signore che stava leggendo.Sorpreso lo chiama fuori dalla fila,parlano di libri e alla fine gli fa salva la vita.Quando si dice il furore dei libri.

      • fernanda ha detto:

        caro Gianni, approfitto di te, delle tue curiosità, del tuo spirito critico eccellente, della tua disponibilità ,ecc. per darti un….”compito”. Io credo, come ho scritto anche a Mariarosa, che un gruppo di lettura dovrebbe, una volta all’anno, dedicare un mese alla lettura di uno o due libri dell’autore che in quell’anno ha vinto il premio Nobel. Personalmente io non sono sicura che ciò significhi eccellenza nella letteratura (o per lo meno non sempre), tuttavia è anche vero che per commentare ed eventualmente criticare, occorre prima leggere. Allora ecco il “compito”: tu che sai, che leggi con intelligenza e competenza, facci sapere quali sono i libri migliori della Munro, affinche si cada, nei limiti del possibile, sul sicuro. Semprechè, ovviamente, il gruppo sia disponibile a questa mia idea. A presto. Fernanda

  • leoni gianni ha detto:

    Ho letto alcuni racconti della Munro dalla raccolta Einaudi “Segreti svelati”:molto molto belli,un Nobel meritato;sarebbero anche coerenti con il ciclo che avevamo fatto sul racconto.Vedremo.

  • leoni gianni ha detto:

    in Via Stoppani a Rovereto c’è una biblioteca aperta al pubblico ma poco frequentata ,la biblioteca rosminiana;si entra dalla cancellata nel cortile interno di palazzo rosmini,si apre la porticina di legno di fronte al cancello e al piano terra sulla sinistra c’è la biblioteca che conserva due copie della “Felicità domestica” di Tolstoj tradotta da Clemente Rebora per Bompiani.Clemente Rebora era un prete rosminiano ma anche uno dei massimi poeti italiani del 900.Ho provato a leggere i suoi “Frammenti Lirici” del ’13 senza mai capirci molto, mentre le sue poesie religiose ,quelle scritte dopo la conversione”i canti dell’infermità”o “Curriculum vitae “sono bellissime e abbastanza facili,il vertice della poesia religiosa del ‘9oo.Sarebbe consigliabile leggere il libro del mese nella traduzione di Rebora,sarebbe commendevole dare un’occhiata alle sue poesie se non le avete mai assaggiate,sarebbe l’ideale fare una visitina alla biblioteca rosminiana con questi santi propositi.P.s.Questo buco di paese che è Rovereto ha ospitato per alcuni anni uno come Rebora,che a quanto ne so confessava e diceva messa nella chiesetta del Loreto.Questo può per alcuni attimi inorgoglirci,far scorrere per l’anima,sitibonda di virtù ,un brivido sive frissòn di amore patrio.Poi passa.

  • leoni gianni ha detto:

    Dopo la simpatica chiacchierata di lunedì scorso mi piace accostare un passo di Tolstoj,cap2 pag. 18, con una poesia tratta dai “Frammenti lirici” di Rebora

    “Noi due, uscita Katia,ci acquietammo;e intorno a noi tutto fu quiete.Sol-tanto un usignolo,non più con sussulti e indeciso come la vigilia,ma al modo notturno,pacatamente,placidamente si effondeva su tutto il giar-dino;e un altro,dal basso dell’avallamento,per la prima volta nella recen-te sera rispose da lungi al richiamo.Il più vicino tacque,come se in ascol-to un momento:e ancor più vibratamente e con maggior tensione si effu-se in modulato gorgheggio sonoro.E con placidità sovrana si ampliarono queste voci nel mondo notturno loro,arcano a noi……”Maraviglia vivere al mondo!”proferì lui.Non so perché,sospirai.
    “Cosa?”
    “Maraviglia vivere al mondo!”ripetei io. ”

    XLIV

    O dei grilli in cadenza solitaria
    Ai poggi senza stelle
    Dentro il bagnato alitare dell’aria
    Tenui serenatelle!

    Cos’è la vita con sue rabbie a voi
    Persi nei solchi fuori
    All’ombra inerte,o di silenzi a noi
    Dolcissimi cantori?

    Anima,intona la tua voce e nulla
    Non domandare più:
    Càntati la canzone della culla
    Mentre declini giù.

    Dove quanto succede sotto la veranda tolstojana tradotto da Rebora negli anni ’40 é sovrapponibile a quanto vissuto e scritto dal suo io lirico nel ’13.

  • Leoni Gianni ha detto:

    Giorgia da Alessandria:come al solito Mariarosa ci ha letto ieri la tua recensione in cui la figura di Italia era interpretata in termini realistici ,come se fosse più o meno simile al protagonista di “Racconto di uno sconosciuto” quel meraviglioso racconto di Cechov dove c’è un maggiordomo che osserva una coppia di nobili russi e ne scrive.Secondo me Italia è un angelo e l’istituto più o meno quella sezione del paradiso dove si addestrano gli angeli custodi.Da tempo non leggevo un romanzo così bello anche per l’ispirazione profondamente religiosa che ha.Mi sono sempre chiesto:si vedrà da come uno scrive se crede in Dio oppure no?,non dagli argomenti che tratta come che so il Manzoni,che è proprio cattolico didascalico,ma solo dal modo di scrivere.Ho sempre risposto di no col retro pensiero perfido”la cosa evidentemente non è importante/reale”.Ora Lodoli mi fa ricredere:ecco un testo profondamente religioso pur parlando di tutt’altro.Per Fernanda da Rovereto:Se hai letto il libro ci fai sapere le tue impressioni.? Ci sei mancata,Gianni il postino:

  • Leoni Gianni ha detto:

    Il mio precedente imperdibile intervento per un capriccio del dio dell’internet ,Mercurio non risulta segnalato,rimedio così firmato Narciso

  • leonigianni ha detto:

    Da quando ho lo smartphone e whatsup e gogle+ e flip e altre diavolerie mi son convinto che la strada è tracciata:siamo entrati nella post lettura cioè in un tempo in cui la lettura così come l’abbiamo praticata noi e i nostri padri e i nostri nonni sparirà .Basta testi di centinaia di pagine fitte fitte di parole senza neanche un’immagine da leggere in solitudine nella propria cameretta.Al posto di quei tomi polverosi fra qualche secolo si leggeranno soltanto frasi brevi,sentenze ,apoftegmi,aforismi,proverbi su sfondi di albe, tramonti ,arcobaleni ,spiagge,cascate,città.Soltanto qualche professorone alla Sorbonne avrà letto” le 750 pag filate de “i demoni “di Dosto (così, più breve ,per risparmiare caratteri) e si favoleggerà di qualche intellettuale retrò e un po’ matto che ha letto tutti i primi tre libri della rech(erche).Per la restante umanità(17 miliardi 852 milioni 784 mila 233 ,tutti in rete)3 secoli di Whatsappate avranno condensato utilmente tutti i classici in poche paginette di frasi memorabili che sarà sufficiente sciorinare agli esami on line per passare col massimo dei voti:mi parli dell’Orl(ando furioso)[faccina feroce] “Or si ferma s’un sasso e guarda il mare/ne men ch’un vero sasso un sasso pare”[faccina sorridente]-Bene, mi parli del Petr(arca)”O bella man che mi destringi l’core/e n’ poco spazio la mia vita chiudi” 30.La bignamizzazzione della letteratura quale naturale esito di generazioni di twittanti avrà effetti naturalmente non solo sul pubblicato ma fatalmente sul pubblicabile.Andranno per la maggiore microstorie da dieci pagine in cui faccine coniglietti e automobiline faranno parte integrante del testo come nei nostri Geronimo stilton.L’aforisma sarà la forma d’arte più esclusiva ma per la letteratura di consumo ,quella dei grandi numeri,saranno disponibili sul mercato dei Romanzi-foto,qualcosa di molto simile per rendere l’idea ai fotoromanzi che trovavamo dalla parrucchiera negli anni 70,ve li ricordate quelli con Mal dei Brivitis,Massimo Ciavarro..Ecco una cosa così solo che ce ne saranno di tantissimi tipi di questi romanzi-foto,raccolte di paesaggi con frasi new age,rigoroso bianco e nero con serrato dialogo alla emingwei,foto porno con mugugni e sospiri piu qualche frase convenzionale,vaporose immagini su frasi sdolcinate.L’idioma in cui tutto questo verrà scritto letto commentato condiviso e ritwittato sarà naturalmente il cinese con qualche inserto anglo russo,per cui gli ideogrammi si armonizzeranno naturalmente con l’iconismo imperante,di cui,non ve ne siete accorti?l’odierno boom delle grafic novel è la prima avvisaglia. Bhe ragazzi ora basta scrivere,avrò un sacco di messaggi su Whatsup a cui rispondere,ci sentiamo su facebook c(iao)[faccina furba che fa l’occhiolino e fa la lingua]

  • fridacarlotta ha detto:

    L’imperatore di Portugallia
    Ma che cos’è questo libro: un romanzo? Una favola per bambini? Un lisciare il pelo ai cosiddetti intellettuali?
    Della favola ha il linguaggio, lo stile, le ripetizioni delle frasi secondo una modalità usata con i bambini, i periodi brevi, la terminologia quotidiana tipica delle persone poco acculturate, le continue ripetizioni dei termini che ogni insegnante segnerebbe con la matita rossa, la vicenda portata avanti per capitoli brevi strettamente riallacciata alla fine del capitolo precedente. Tutte queste caratteristiche danno alla narrazione un’ aura da favola infantile. Non mancano i continui richiami alla bontà, alla generosità, all’altruismo, all’amore per il prossimo, vicino o lontano, esplicitati in modo pedissequo francamente un po’ mieloso di fronte al quale il tanto vituperato libro “Cuore” di scolastica memoria si erge a letteratura di altissimo livello!
    Ad un certo punto, però, la vicenda ha una sterzata e si entra in una dimensione poco comprensibile da una mente infantile senza tuttavia assurgere mai a letteratura per adulti giacchè le caratteristiche della scrittura rimangono inalterate e dunque…infantili nel linguaggio e nello stile.
    La vicenda in sé ha due letture che si integrano e che vanno ben aldilà del banale narrato.
    E’ la storia di un povero contadino di mezza età, quasi servo della gleba, che faticosamente tira a campare in compagnia di una moglie ormai sfiorita. Lavoro faticoso, cuore inaridito. Ma ecco che improvvisamente si annuncia una gravidanza tardiva ed arriva nella casupola dell’uomo una bimba che riaccende nel cuore dell’uomo la fiamma di un sentimento d’amore creduto perduto. Seguono diversi capitoli nei quali l’uomo dedica ogni momento libero della sua povera vita a questa figliola che cresce in bontà e grazia. Ma, come in tutte le favole, il cattivo di turno viene ad insidiare la serenità della famigliola. Occorrono denari per riscattare il terreno su cui sorge la casupola in cui essa vive. La figlia lascia il paesello a va in città in cerca di fortuna. E in città si perde.
    A casa aspettano notizie che non arrivano mentre si mormora che la figliola abbia preso una strada poco edificante.
    E qui avviene la sterzata della storia che di favola infantile perde, nel contenuto, ogni caratteristica, assumendo invece una connotazione psicologica ardua da comprendere perfino per un adulto. Diciamo sommariamente che il padre impazzisce, non vuole rassegnarsi all’evidenza e per non soffrire della lontananza e del silenzio della figlia elabora nella sua mente una spiegazione, quella si, favolistica della sua scomparsa. La figlia non ha tempo di tornare perché è divenuta imperatrice e il padre, di conseguenza, imperatore. Una pazzia tranquilla, accettata dalla piccola comunità che lo circonda e destinata a trasformarsi in una facoltà di preveggenza che servirà a risolvere, in positivo, una serie di avvenimenti della piccola comunità.
    Il ritorno della figlia non vale a rasserenare il padre che si vede disprezzato per la sua insanità mentale e sul punto di essere abbandonato da lei e dalla moglie. La storia si conclude con il suicidio del padre e col rimorso, ormai tardivo, della figlia stessa.
    Tragica vicenda che lungi dall’essere una favola, si connota come un forte dramma familiare ricco di spunti di riflessione e di malinconia.
    Favola non è dunque. Semmai una parabola sull’amore paterno, sull’indifferenza filiale, sulla fedeltà coniugale mai venuta meno da parte della moglie, sulla follia che spesso è un artificio della mente per non vedere, per non soffrire, sull’amore che diviene malato quando travalica il giusto rispetto non solo dell’altro (come spesso accade) ma anche di sé, della propria persona, del proprio valore.
    Tutta questa sostanziosa materia è trattata nella forma, quella si, come una favola che ne svilisce i contenuti e con la sua naiveté non accontenta il lettore adulto mentre il contenuto vero, quello corposo, quello pesante, sfugge ovviamente ad una mente infantile.
    Tipico esempio di come una materia importante può essere svilita da una narrazione piatta e banale, così come a volte una piccola vicenda in sé insignificante può acquistare dignità letteraria in virtù di una narrazione ricca, variegata, elegante. Ma certo non tutti sanno connettere le due cose. Non tutti sono degli Yourcenar, ovviamente.
    Fernanda

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